La Fontana Monumentale del Petrucci è un bene pubblico di proprietà del comune di San Paolo di Civitate, il cui progetto è stato donato alla sua cittadina natale nel 1930 dal noto urbanista e “architetto delle città nuove”, Concezio Petrucci, morto prematuramente nel 1946 a quarantaquattro anni, la cui attività si esplicò sostanzialmente nel periodo tra le due grandi guerre quando firmò, tra l’altro, i piani urbanistici delle città di nuova fondazione di Aprilia, Pomezia e Fertilia, il piano regolatore di Bari (in particolare si deve a lui la sistemazione del Lungomare, del borgo rurale foggiano di Segezia e tante altri progetti di opere realizzate e non). Il progetto per la Fontana Monumentale di San Paolo di Civitate, di cui si conserva ancora oggi una copia eliografica nell’ufficio tecnico comunale della cittadina pugliese, firmato alla maniera antica “Concezio Petrucci Architetto Inv. e Dis.” e redatto nello studio romano dell’architetto nel maggio del 1930 sarà poi ripreso in altri disegni petrucciani come le vedute baresi realizzate per il Piano di Bari Vecchia (1930) dove l’elemento fontana è molto ricorrente e dove il Petrucci dimostra di essere molto attento agli elementi di arredo del vuoto pubblico urbano che rinviene dagli interventi di restauro e diradamento ma anche dai progetti di spazi urbani di nuovo impianto. In particolare il progetto della fontana monumentale di San Paolo di Civitate prevede, per la piazza centrale storica della cittadina, allora denominata “Piazza della Rivoluzione” (oggi piazza Aldo Moro), un elegante elemento centrale di ispirazione classica, appunto la fontana, costituita da una vasca esagonale inferiore che poggia all’interno di un rialzo tronco-conico, probabilmente pensato coltivato a verde. Nella vasca inferiore si innalzano tre colonne in pietra sulle quali il capitello è sostituito da tre pesci bronzei con la testa rivolta verso il centro. A metà altezza delle colonne è prevista una vasca superiore triangolare in pietra nel cui centro poggia una figura di nudo femminile in bronzo su una testa di toro, con chiaro riferimento al mito di Europa, bagnata dall’acqua che fuoriesce dalla bocca dei tre pesci.
Vedute realizzate da C. Petrucci per il Piano di Bari Vecchia, particolari originali in china su carta, 1930. Tratto da Arturo Cucciolla – Vecchie città/Città nuove - Concezio Petrucci 1926-1946 Edizioni Dedalo 2006.
Il progetto sarà realizzato in parte a cura e sotto la direzione dello stesso progettista, presumibilmente dopo il 1936, come si evince dalla Deliberazione n. 110 del Podestà di quello stesso anno, nella quale viene nuovamente approvato il progetto del 1930, e viene dato il via libera all’acquisto dei materiali necessari e all’attuazione dei lavori “in economia” per la realizzazione dell’opera. Non ci è dato sapere tuttavia come mai le opere furono interrotte e la parte realizzata del monumento, quella lapidea con le tre colonne e la vasca superiore, oltre che i componenti lapidei della vasca inferiore e del cordolo circolare perimetrale furono collocati provvisoriamente nella vecchia sede del municipio (secondo le testimonianze orali di alcuni anziani). Solo dopo la morte prematura del progettista (avvenuta nel 1946) il monumento verrà istallato nella piazza centrale della cittadina (come era previsto nel progetto del Petrucci) nel 1955, e completato con le sculture bronzee ed inaugurato nel 1956.
Modello in argilla della statua per la fontana del Petrucci, realizzatoe fotografato dall’autore N. Schiavone – 1951 circa e fotografia tratta da una serie di sette riprese dello stesso autore. Ballerina di danza classica che lo Schiavone utilizzò come modella per la statua centrale della fontana progettata dal Petrucci. Fotografie tratte da Gianfranco Piemontese – Nicola Schiavone, scultore pittore e architetto del 900 – Claudio Grenzi Editore 2013
Gli elementi scultorei bronzei furono realizzati dall’artista Nicola Schiavone di Torremaggiore e il nudo femminile subirà un drastico cambiamento rispetto alle proporzioni del progetto petrucciano, con l’introduzione, altresì, dell’originale stile “graffiato” dello Schiavone che ci ha lasciato delle fotografie interessanti di alcuni momenti caratteristici durante la realizzazione delle sculture in argilla che serviranno per i calchi necessari alla fusione in bronzo delle opere definitive
Rispetto al progetto del Petrucci non sarà realizzato il rialzo in terra tronco conico della base così che la vasca esagonale mostrerà integralmente le sue pareti esterne prospicienti l’aiuola circostante che sarà realizzata sul piano orizzontale di campagna, circondata dal cordone di progetto, modellato in pietra di Apricena e da una bassa ringhiera in ferro battuto, su disegno e fattura del fabbro Vittorio Cinquepalmi, per impedire l’accesso all’aiuola ad animali e persone. Il monumento acquisirà così un valore simbolico di rinascita nel periodo post-bellico e connoterà lo spazio centrale della piazza (poi denominata Piazza XX Settembre e infine piazza Aldo Moro) che è il cuore della cittadina dell’Alto Tavoliere, subendo tuttavia verso la fine degli anni Sessanta le mire oscurantistiche e bigotte di un parroco che determineranno la sostituzione del nudo femminile al centro del monumento con una scultura contemporanea, bella ma chiaramente stridente con lo stile dell’opera.
Fortunatamente, però, la statua dello Schiavone sarà custodita nei locali del Municipio Nell’inverno del 1968 la fontana rischierà di essere distrutta dal crollo di un pino secolare che cadrà verso il centro della piazza a pochi metri da essa sotto il peso della neve. In una fotografia scattata allora per documentare questo evento, la fontana appare priva dell’elemento scultoreo centrale. Evidentemente era stato già rimosso il nudo femminile realizzato dallo Schiavone, e si era in attesa di istallare la nuova scultura astratta contemporanea che ritroveremo fino agli anni Novanta. La fontana rimase nella piazza ove la volle il Petrucci per quasi trent’anni, fino al 1985 quando in occasione dei lavori di ri-pavimentazione, già re-intitolata in memoria di Aldo Moro, l’Amministrazione comunale decise di spostare la fontana nella piazzetta davanti all’attuale palazzo municipale per lasciare libero lo spazio centrale di piazza Aldo Moro, che nel frattempo veniva reso unico, con la eliminazione del tratto di strada che lo divideva precedentemente in due parti. Qualche anno dopo lo spostamento della fontana in piazza Municipio, fu ricollocata sulla vasca superiore del monumento la scultura bronzea di nudo femminile rimossa alla fine degli anni Sessanta e lo stesso monumento, seppur in luogo diverso da quello d’origine e di progetto, riacquisirà la sua immagine del 1956, conservando ancora la sua funzione di fontana.
La Fontana in piazza Municipio alla fine degli anni Ottanta - Cartolina Ed. Delle Vergini Bernardo
A questo primo spostamento del monumento, attuato nel 1985, ne seguirà un altro presumibilmente nel 2006 nella villa comunale, al termine del viale alberato centrale e successivamente, nel 2007, seguirà un intervento ben più radicale, quando il monumento subirà anche un cambiamento funzionale, essendo stato trasformato in una fioriera con sedute al contorno che hanno stravolto nella parte basamentale l’immagine originale concepita dal Petrucci.
La Fontana nella precedente ubicazione in villa comunale, dal 2007. Fotografia di Enzo Enrico Zampino
La fontana sarà infatti spostata in un angolo marginale della villa comunale nel corso dei lavori di risistemazione generale del giardino pubblico, ubicata davanti ad un’autorimessa comunale che le faceva da triste sfondo. Questa scelta di confinamento del monumento petrucciano, da lui concepito invece per colmare il vuoto urbano dello spazio centrale più importante della cittadina pugliese, rendendolo molto gradevole, si rivelerà più infelice di quanto potesse apparire esteticamente al momento della sua istallazione nella villa comunale. Nel corso degli ultimi anni, infatti, esso è diventato, malgrado le buone intenzioni di chi volle porlo in quella sede, ricovero per cani randagi e oggetto di ripetuti ed evidenti atti vandalici con scritte deturpanti in vernice spray, pennarelli indelebili, tracce di catrame che rischiavano di cancellare le sue intrinseche caratteristiche di opera d’arte, purtroppo non sempre comprese nel passato e fortunatamente riscoperte solo recentemente a seguito dello studio sul monumento pubblicato dall’architetto e critico d’arte, prof. Gianfranco Piemontese nel 2013, e in precedenza delle note pubblicate nel 2006 dal docente universitario prof. Arturo Cucciola.